La crisi nel Mar Rosso ha avuto un impatto significativo sul commercio globale, in particolare per il traffico marittimo. Gli attacchi dei ribelli Houthi contro navi commerciali nella regione hanno costretto molte compagnie a rivedere le rotte delle loro navi cargo più grandi. Questo ha portato a un notevole aumento delle deviazioni, con un numero crescente di navi che evitano il passaggio attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez, optando invece per la più lunga rotta attorno al Capo di Buona Speranza.
Il rerouting delle navi comporta sfide logistiche importanti. Le rotte più lunghe non solo aumentano i tempi di transito, ma anche i costi operativi e i tassi di noleggio delle navi. Queste deviazioni stanno mettendo sotto pressione la capacità globale di spedizione, con alcuni analisti che stimano una riduzione del 20% della capacità mondiale a causa di queste interruzioni. Le compagnie come Maersk e Hapag-Lloyd stanno cercando di adattarsi alla situazione, con alcune che scelgono di evitare del tutto il Mar Rosso fino a quando la situazione non migliorerà【6†source】【7†source】.
Il problema è aggravato dall’aumento dei costi delle assicurazioni marittime, mentre le autorità internazionali, come la coalizione guidata dagli Stati Uniti, cercano di contenere gli attacchi. Tuttavia, le soluzioni a lungo termine rimangono incerte, e molte aziende stanno investendo in strategie per rafforzare la resilienza delle loro catene di approvvigionamento, come la diversificazione dei fornitori e l’uso di tecnologie avanzate per prevedere e gestire le crisi【8†source】.
In sintesi, la crisi nel Mar Rosso ha reso necessari cambiamenti drastici nel commercio marittimo globale, con effetti a cascata su costi e tempi di consegna delle merci.